LINFOMI
I linfomi sono un gruppo di neoplasie del sistema emolinfopoietico. Esse originano da cellule chiamate linfociti, che, dal midollo osseo, attraverso il sangue e i vasi linfatici, raggiungono i linfonodi ed altri organi (timo, milza, tonsille, fegato, polmoni, cute, stomaco ecc.) svolgendo un’importante azione di difesa dalle infezioni e da altre situazioni patologiche.
I linfociti nel linfonodo proliferano e, per eventi eziopatogenetici diversi si possono selezionare popolazioni clonali patologiche che danno origine al linfoma. I “linfociti patologici”conservano la peculiarità di circolare nell’organismo determinando una potenziale diffusione nei vari organi, della malattia, pertanto i linfomi sono in genere malattie diffuse fin dall’inizio, in tutto l’organismo.
CAUSE
Le cause che determinano la Linfomagenesi nella maggior parte dei casi sono sconosciute. Come in tutte le neoplasie varie sostanze chimiche, agenti infettivi, radiazioni possono agire sui linfociti determinando alterazioni genetiche quali delezioni o traslocazioni cromosomiche (oncogeni) cui corrisponde la produzione di proteine regolatorie del ciclo cellulare anomale con conseguente proliferazione cellulare abnorme.
ISTOTIPO
I linfomi sono un gruppo eterogeneo di patologie ematologiche, con caratteristiche morfologiche, immunofenotipiche, citogenetiche diverse, cui corrisponde un diverso comportamento clinico. Proprio per tale eterogeneità sono stati elaborati, nel corso degli anni, diversi criteri classificativi. La classificazione dei Linfomi attualmente in uso è stata elaborata nel 2008 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO 2008).
I linfomi sono suddivisi in 2 categorie: il Linfoma di Hodgkin ed i Linfomi non Hodgkin
LINFOMA DI HODGKIN
Il linfoma di Hodgkin è caratterizzato dalla presenza di cellule dette di Reed-Stemberg dal nome del medico che per primo le descrisse nel 1832. Si può manifestare in tutte le età, tuttavia presenta 2 picchi di incidenza a 30 e a 60 anni.<
LINFOMI NON HODGKIN
A seconda del linfocita da cui originano, i Linfomi possono essere “a cellule B” e “a cellule T” (questi ultimi sono più rari). Clinicamente si distinguono in linfomi indolenti, a crescita lenta e con basso grado di malignità e linfomi aggressivi, a crescita rapida e ad alto grado di malignità.
Oltre alle sedi classiche linfonodali i linfomi non Hodgkin possono interessare, nel 15-20% dei casi, tessuto linfoide di altre sedi, quali il tratto gastrointestinale, genitourinario, sistema nervoso centrale, mammella, ghiandole lacrimali, tiroide, cute.
A seconda del tipo di cellula d’origine, delle caratteristiche istologiche e cliniche si distinguono diversi tipi di Linfoma non Hodgkin, ognuno dei quali è caratterizzato da storia clinica, evoluzione, prognosi e approcci terapeutici peculiari.
SINTOMI
Clinicamente il linfoma, nella maggior parte dei casi, si manifesta con aumento di volume dei linfonodi: tumefazioni superficiali (collo, cavi ascellari, regioni inguinali), o presenza di masse profonde che possono comprimere i vari organi. Possono essere presenti sintomi quali febbricola, calo ponderale, astenia, sudorazione, prurito, o, a seconda degli organi eventualmente coinvolti, può esserci una compromissione della funzionalità epatica, renale, respiratoria
DIAGNOSI
Il linfoma viene diagnosticato, dopo un attento esame fisico, esami di laboratorio e strumentali, sulla base della biopsia del linfonodo o della sede coinvolta. Solo l’esame istologico, attraverso l’integrazione di dati morfologici, immunoistochimici, genetico-molecolari consente di formulare la diagnosi del particolare istotipo di Linfoma e di caratterizzarne il sottogruppo secondo la classificazione WHO.
La “stadiazione” attraverso esami di laboratorio, esami radiologici come RX, TAC, PET e Biopsia Osteomidollare, ci consente di conoscere la reale estensione della malattia al fine di instaurare un corretto programma terapeutico.
TERAPIA
A seconda del tipo istologico,dello stadio e di altri parametri clinici, i linfomi richiedono un diverso approccio terapeutico. Lo standard terapeutico è rappresentato dalla CHEMIOTERAPIA, che prevede l’utilizzo di uno o più farmaci somministrati in vena o, meno frequentemente, per os, allo scopo di controllare la crescita e la replicazione delle cellule neoplastiche. I farmaci chemioterapici non sono, però, sufficientemente selettivi contro le cellule tumorali, ma tendono a distruggere anche alcune cellule dell’organismo come quelle del midollo osseo, delle mucose (cavo orale, tratto gastroenterico, organi genitali), del bulbo pilifero, determinando degli effetti collaterali che richiedono adeguata terapia di supporto alla chemioterapia.
Negli ultimi anni la terapia dei linfomi ha visto dei progressi grazie all’introduzione degli anticorpi monoclonali associati alla terapia citostatica. Gli anticorpi monoclonali, prodotti in laboratorio,riconoscono antigeni presenti sulla superficie delle cellule da linfoma, vi si legano danneggiandole sia attraverso un’azione diretta, sia esponendole all’azione del sistema immunitario. Gli anticorpi monoclonali sono somministrati per via endovenosa
Esiste, inoltre, un anticorpo monoclonale coniugato con un radioisotopo capace di produrre radiazioni che dall’anticorpo vengono veicolate sulle cellule della malattia, distruggendole in maniera selettiva. L’utilizzo di tale approccio terapeutico (radio- immunoterapia) è indicato in alcuni istotipi di linfoma ed in fasi particolari della malattia.
La RADIOTERAPIA è un trattamento localizzato che si effettua mediante radiazioni ionizzanti, dotate di una particolare forma di energia, che sono generate da apparecchiature sofisticate dette acceleratori lineari. Le radiazioni colpiscono le cellule neoplastiche nel distretto corporeo trattato danneggiandole o distruggendole. Tale trattamento è più frequentemente utilizzato nel Linfoma di Hodgkin, ma anche in forme localizzate di linfoma non Hodgkin.
TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI EMOPOIETICHE
Il trapianto di cellule staminali emopoietiche è una procedura utilizzata nella terapia dei linfomi, soprattutto in caso di recidiva o di mancata risposta alla terapia di prima linea. Il trapianto consiste in una chemioterapia ad alte dosi (condizionamento) cui segue la reinfusione endovenosa delle cellule staminali prelevate, in precedenza, dal sangue periferico o, più raramente, dal Midollo osseo, dello stesso paziente (trapianto autologo) o di altre persone parenti o non consanguinei, geneticamente compatibili (allotrapianto). Nei linfomi è più frequente l’utilizzo del trapianto autologo, mentre il trapianto allogenico è indicato in casi selezionati o dopo fallimento del trapianto autologo.
PROSPETTIVE FUTURE
Numerose ricerche che utilizzano tecnologie biomolecolari sono in fase di studio allo scopo di individuare le vie molecolari coinvolte nella patogenesi di molti linfomi e di identificare nuovi fattori prognostici e meccanismi di resistenza alle terapie.
Sono attualmente in fase di sperimentazione nuovi anticorpi monoclonali e altri farmaci che agiscono su diversi target coinvolti nella patogenesi e/o nella progressione di alcuni tipi di linfoma.
Il connubio tra ricerca di laboratorio e sperimentazioni cliniche rappresenta il mezzo più importante per raggiungere il traguardo della “cura” di tutti i pazienti.
Prof.ssa Giorgina Specchia
Direttore dell’U.O. di Ematologia con Trapianto del Policlinico di Bari